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  • 7 primati incredibili del Regno delle Due Sicilie

    7 primati incredibili del Regno delle Due Sicilie

    Cosa penseresti se ti dicessimo che la prima ferrovia d’Italia non fu costruita a Milano o Torino, ma a Napoli? O che lo Zar di Russia rimase talmente impressionato dalle industrie del Sud Italia da volerle replicare nel suo impero?

    La storia che non ti hanno raccontato sui banchi di scuola è che il Regno delle Due Sicilie, sotto la guida dei Borbone, fu un incredibile laboratorio di innovazione che anticipò il resto d’Europa in numerosi campi.

    È passato alla storia come ‘Re bomba’ e non si ricordano di lui che il tradimento della Costituzione, le persecuzioni dei liberali, le repressioni di Sicilia, e le terribili lettere di Gladstone“, scriveva Francesco Saverio Nitti parlando di Ferdinando II. Ma la realtà storica racconta una verità molto più complessa.

    La prima ferrovia d’Italia: quando Napoli batteva Milano sul tempo

    Era il 4 ottobre 1839. Mentre nel Nord i progetti ferroviari erano ancora sulla carta, a Napoli veniva inaugurato con grande pompa il primo tratto ferroviario italiano. Otto chilometri tra Napoli e Portici, percorsi in appena dieci minuti, che segnarono l’inizio di una rivoluzione.

    “Ad un segnale datosi dalla Tenda Reale parte dalla stazione di Napoli il primo convoglio composto di vetture sulle quali ordinatamente andavano 48 invitati, 60 ufficiali dell’Armata di S.M., 30 soldati di fanteria, 30 di artiglieria e 60 marinai dei nostri Reali Legni”, riportava entusiasta “Il giornale delle Due Sicilie”.

    In quel solo mese di ottobre, ben 57.779 viaggiatori utilizzarono la nuova meraviglia tecnologica. La Milano-Monza dovette aspettare un anno intero per vedere la luce, mentre la Padova-Vicenza addirittura otto.

    I primati del Regno delle Due Sicilie.

    Pietrarsa: la “Silicon Valley” dell’Ottocento che impressionò lo Zar

    Mentre il Nord industriale italiano era ancora in fase embrionale, a Napoli le Officine di Pietrarsa rappresentavano già il prototipo dei nuclei industriali moderni. Con i suoi 700 operai (che divennero oltre 1.000 nel 1860), questo colosso anticipò di ben 44 anni la Breda di Milano e di 57 la FIAT di Torino.

    All’apice del suo sviluppo, persino lo Zar di Russia Nicola I Romanov rimase sbalordito dalla modernità dello stabilimento, tanto da ordinare ai suoi ingegneri di replicarne l’esatto modello a Kronstadt, presso San Pietroburgo.

    Era il 1853 quando l’opificio incassò due medaglie d’oro, quattro d’argento e sei di bronzo alla Mostra Industriale: un trionfo che consacrò il Sud come potenza tecnologica.

    La rivoluzione della salute: quando il Sud aveva più medici del Nord

    Ti sorprenderebbe sapere che il Regno delle Due Sicilie vantava il più alto numero di medici per abitante in Italia? I numeri parlano chiaro: nel Regno esercitavano circa 9.500 medici su una popolazione di 9 milioni, mentre nel resto d’Italia erano appena 7.000 per 13 milioni di abitanti.

    Non solo: i Borbone furono i primi a inocularsi la vaccinazione antivaiolosa secondo il metodo di Edward Jenner, per poi renderla obbligatoria per la popolazione – un provvedimento rivoluzionario per l’epoca.

    E quando nel resto d’Europa le persone con problemi mentali venivano ancora trattate come criminali, a Napoli nasceva nel 1813 la Reale Casa de’ Matti di Aversa, primo vero ospedale psichiatrico italiano, dove il dottor Biagio Gioacchino Miraglia sperimentava terapie all’avanguardia come lo psicodramma e la musicoterapia.

    La Marina che dominava il Mediterraneo

    Tra il 1845 e la fine del Regno, a Castellammare furono costruite cannoniere, fregate, pirovascelli per 43 mila tonnellate“, riporta lo storico M. Vocino. Il Regio Arsenale di Castellammare di Stabia era diventato un centro d’eccellenza che rese l’armata di mare borbonica seconda solo a quella francese.

    Nel 1818, il Ferdinando I divenne il primo piroscafo a vapore a solcare le acque del Mediterraneo con una linea regolare di trasporto passeggeri. La pirofregata Ercole, con i suoi motori da trenta cavalli e un’autonomia di 192 ore a piena potenza, era considerata un capolavoro dell’ingegneria navale dell’epoca.

    La tradizione marittima del Sud era così radicata che persino il veliero-scuola Amerigo Vespucci, orgoglio della Marina italiana, sarebbe nato proprio nei cantieri di Castellammare, ma solo nel 1931.

    I primati del Regno delle Due Sicilie.
    Pirofregata Ercole

    L’oro rosso del Mediterraneo: quando Torre del Greco conquistò Parigi

    Mentre lotti i coralli tutti i giorni, sapevi che i maestri corallari di Torre del Greco erano i migliori al mondo? La loro arte era così preziosa che Ferdinando autorizzò un’intera fabbrica esente da tassazione nella città campana.

    Nel 1810, oltre duecento famiglie vivevano di questa attività, e alla Mostra Industriale di Parigi del 1856, i fabbricanti torresi conquistarono il primo Premio internazionale per la lavorazione dei coralli, battendo la concorrenza mondiale.

    Quando i coralli giapponesi minacciarono il mercato, i maestri napoletani non si persero d’animo: adottarono anche la lavorazione dei coralli orientali, trasformando una potenziale crisi in un’opportunità di espansione.

    Un patrimonio naturale senza eguali

    Il Real Museo Mineralogico, inaugurato nel marzo 1801, custodisce ancora oggi circa ventimila reperti di straordinario valore, tra cui la rarissima panunzite del Monte Somma e una coppia di cristalli di quarzo ialino dal Madagascar, tra i più grandi esistenti al mondo.

    Non meno impressionante era il Real Orto Botanico, esteso su dodici ettari con circa novemila specie vegetali e quasi venticinquemila esemplari rari o estinti. Un patrimonio di biodiversità che ancora oggi rappresenta un’eccellenza a livello europeo.

    Arte e cultura: quando dal San Carlo nascevano i talenti di domani

    Al Teatro San Carlo nacque la prima scuola di danza italiana, istituita nel 1812, che divenne il modello per l’accademia di ballo della Scala di Milano.

    I giovani talenti, selezionati tra i sette e i dodici anni, venivano formati non solo nella danza ma anche nel violino e nel solfeggio. Al termine degli studi, gli allievi più promettenti potevano essere scritturati con stipendi che arrivavano fino a 15.000 ducati l’anno – una fortuna per l’epoca.

    Teatro San Carlo: come Napoli lo ricostruì in 300 giorni

    Perché questa storia è stata dimenticata?

    La narrazione storica ufficiale ha spesso messo in ombra questi straordinari primati, preferendo concentrarsi sugli aspetti più controversi del Regno delle Due Sicilie. Ma come scriveva Nitti, “abbiamo troppo presto dimenticato il sollievo che le sue riforme finanziarie produssero nel popolo, e l’ardimento che egli dimostrò nel sopprimere vecchi abusi.”

    Quella del Sud pre-unitario è una storia di innovazione, coraggio e primati che merita di essere riscoperta. Una storia che dimostra come, ben prima dell’unificazione, il Mezzogiorno fosse tutt’altro che arretrato – anzi, in molti casi, guardava al futuro con più lungimiranza del resto d’Europa.

    Il Regno delle Due Sicilie non era perfetto, certamente. Ma era, senza dubbio, un laboratorio di modernità che ha lasciato un’eredità ancora oggi visibile, seppur troppo spesso dimenticata nei libri di storia.

  • Napoli 1799: la città che fece tremare i re (e pagò con il sangue)

    Napoli 1799: la città che fece tremare i re (e pagò con il sangue)

    La Repubblica Partenopea, quando Napoli osò sfidare i monarchi d’Europa: la straordinaria storia di intellettuali, riforme illuminate e una rivoluzione che cambiò per sempre il volto della città”.

    Nel cuore del Settecento napoletano, una rivoluzione culturale e politica cambiò per sempre il volto del Sud Italia. La Repubblica Napoletana del 1799 non fu solo un evento politico, ma il culmine di un secolo di fermento intellettuale che trasformò Napoli in uno dei centri più innovativi d’Europa.

    Questa è la storia di come filosofi, economisti e pensatori napoletani osarono sfidare il potere costituito, pagando spesso con la vita il loro sogno di libertà.

    L’Alba dell’Illuminismo Napoletano

    Il percorso verso la Repubblica partenopea iniziò molto prima del 1799. La capitale partenopea, già culla di pensatori come San Tommaso d’Aquino e Giordano Bruno, abbracciò con entusiasmo le idee illuministe provenienti dalla Francia.

    Il motto kantiano “Sapere aude” – “abbi il coraggio di conoscere” – trovò terreno fertile in una città che da secoli coltivava il pensiero critico attraverso accademie e circoli culturali attivi fin dal ‘400.

    Una Nuova Era: Il 1707 e l’Autonomia sotto gli Asburgo

    Il primo punto di svolta arrivò nel 1707, quando il trono napoletano passò agli Asburgo d’Austria sotto Carlo VI. Questo passaggio garantì al regno una parziale ma significativa autonomia.

    Come sottolineava lo storico Giuseppe Galasso, questa “ritrovata indipendenza influì profondamente sulle coscienze della nuova generazione”, aprendo la strada a un periodo di riforme e innovazioni.

    Carlo III di Borbone: Il Monarca Illuminato

    Nel 1734, l’ascesa al trono di Carlo III di Borbone segnò l’inizio di una vera e propria rinascita culturale. Sotto il suo regno, Napoli si trasformò in un centro di dibattito intellettuale di respiro europeo.

    Il regno viveva una fase di ripresa demografica ed economica, sostenuta dall’emergere di nuovi ceti sociali legati al commercio e all’agricoltura.

     La Repubblica Partenopea del 1799 che trasformò Napoli

    Gli Intellettuali che Cambiarono Napoli

    La città divenne un laboratorio di idee rivoluzionarie, anticipando persino la celebre Encyclopédie francese (1751). Figure come Bartolomeo Intieri, Antonio Genovesi e Ferdinando Galiani introdussero riforme economiche innovative.

    Genovesi, in particolare, ottenne la prima cattedra universitaria europea di Economia politica, un primato che testimonia il ruolo pionieristico di Napoli nel panorama culturale dell’epoca.

    Due Scuole di Pensiero, Un Unico Obiettivo

    Il dibattito intellettuale napoletano si articolava in due correnti principali:

    1. La corrente utopistica: Guidata da Francescantonio Grimaldi, Gaetano Filangieri e Francesco Mario Pagano, si oppose al feudalesimo promuovendo i principi di libertà e uguaglianza.
    2. La scuola genovesiana: Seguendo le idee di Antonio Genovesi, vedeva nell’istruzione e nella cultura le chiavi del progresso sociale.

    La Repubblica Partenopea del 1799: Sogno e Tragedia

    Sull’onda della Rivoluzione francese, nel 1799 Napoli proclamò la sua Repubblica. Il re Ferdinando IV, successore di Carlo III, fuggì in Sicilia. Per sei mesi, la città visse il sogno di una repubblica laica e moderna.

    Tuttavia, la controffensiva guidata dal cardinale Fabrizio Ruffo, supportata dall’artiglieria inglese, pose fine brutalmente all’esperimento repubblicano.

     La Repubblica Partenopea del 1799 che trasformò Napoli

    Il Tragico Epilogo

    La repressione che seguì alla repubblica partenopea fu spietata: su circa 8.000 prigionieri, 124 furono giustiziati, 222 condannati all’ergastolo, 322 a pene minori, 288 deportati e 67 esiliati.

    Tra le vittime c’erano alcune delle menti più brillanti del regno, come Mario Pagano, il cui unico crimine era stato sognare un Sud Italia più libero e progredito.

    I Numeri della Repressione

    • Prigionieri totali: circa 8.000
    • Condanne a morte: 124
    • Ergastoli: 222
    • Pene minori: 322
    • Deportazioni: 288
    • Esili: 67

    L’Eredità della Repubblica Partenopea

    Nonostante la sua breve durata, la Repubblica Napoletana del 1799 lasciò un’eredità duratura.

    Rappresentò il primo tentativo di creare nel Sud Italia uno stato moderno, laico e democratico, anticipando molti dei temi che sarebbero stati centrali nel Risorgimento italiano.

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  • Il sapone? Lo inventò Napoli: una storia millenaria che (forse) non conosci

    Il sapone? Lo inventò Napoli: una storia millenaria che (forse) non conosci

    Napoli, città di arte, cultura e tradizioni millenarie, è famosa per la pizza, il caffè e il Vesuvio. Ma sapevi che ha anche una lunga storia legata al sapone? Un’eccellenza artigiana che ha conquistato persino Miguel de Cervantes, l’autore del Don Chisciotte, e che ancora oggi evoca un passato ricco di curiosità e aneddoti. Una scoperta sconvolgente riscrive la storia: mentre negli stadi italiani risuonano cori contro Napoli e il sapone, documenti storici rivelano che proprio la città partenopea produceva il sapone più lussuoso d’Europa. E c’è persino la prova nel Don Chisciotte.

    Il sapone di Napoli nel Don Chisciotte:

    Nel capitolo XXXII della seconda parte del Don Chisciotte, Cervantes descrive una scena in cui il protagonista viene “insaponato” con un sapone di Napoli “molto pregiato ed eccezionalmente profumato”. Un dettaglio che testimonia l’apprezzamento per questo prodotto made in Naples, già nel XVII secolo.”Una rotonda palla di sapone di Napoli”, scriveva Miguel de Cervantes nel suo capolavoro, celebrando un prodotto talmente pregiato da essere usato nelle corti più raffinate d’Europa. Una storia dimenticata che oggi riemerge con forza, smontando secoli di pregiudizi.

    Sapone di Napoli: storia e curiosità

    La produzione del sapone napoletano:

    Ma come veniva prodotto questo sapone tanto apprezzato? Il traduttore di Cervantes, Alfredo Giannini, svela che tra gli ingredienti vi era anche il midollo di cervo. Un ingrediente insolito, ma che conferiva al sapone proprietà uniche. La produzione del sapone, sia animale che vegetale, era un’attività artigianale diffusa in tutta la città, con i monaci Olivetani che producevano un raffinato sapone di tipo marsigliese.

    Nel monastero di Monteoliveto, nel cuore di Napoli, i monaci Olivetani custodivano un segreto: la ricetta di un sapone che avrebbe conquistato l’Europa. Ingredienti che oggi troveremmo in un laboratorio di alta profumeria: latte di papavero, midollo di cervo, mandorle amare e zucchero. Una formula così preziosa da rendere Napoli capitale mondiale del sapone, alla pari di Aleppo e Marsiglia.

    Le dame dell’aristocrazia europea facevano a gara per accaparrarsi il sapone napoletano. Persino l’Arciprete di Talavera, nel suo “Corbacho” del XV secolo, lo citava come il prodotto più ricercato dalle nobildonne del tempo. Un’eccellenza italiana ante litteram, nata quattro secoli prima dell’Unità d’Italia.

    I saponari napoletani:

    Nel corso dei secoli, la figura del “saponaro” è diventata parte integrante del folklore napoletano. Questi venditori ambulanti giravano per i quartieri offrendo sapone in cambio di oggetti usati, dando vita a un vero e proprio baratto. Un mestiere umile, ma che ha contribuito a diffondere la fama del sapone napoletano in tutta la regione.

    La leggenda dei “terroni mangia sapone”:

    Dopo l’unificazione, qualcuno inventò una fake news destinata a durare secoli: si raccontava che Garibaldi avesse portato il sapone al Sud e che i meridionali, scambiandolo per formaggio, lo avessero mangiato. Una bugia clamorosa che rivela un paradosso storico: mentre si diffondevano questi pregiudizi, Napoli vantava già vasche per bagnoterapia e l’uso del bidet, simboli di una cultura dell’igiene all’avanguardia. Nel Regno delle Due Sicilie, le fabbriche di sapone napoletane raggiunsero l’apice del successo, esportando in tutta Europa. Da prodotto artigianale di lusso, il sapone di Napoli divenne simbolo di un’industria fiorente, tanto che il traduttore italiano di Cervantes, Alfredo Giannini, lo descrisse come “un sapone signorile” ricercato in tutto il continente.

    Sapone di Napoli: storia e curiosità

    Il sapone napoletano oggi:

    Oggi, la produzione del sapone napoletano è prevalentemente artigianale e si concentra sull’utilizzo di ingredienti naturali, come l’olio d’oliva. Un prodotto che continua a rappresentare un’eccellenza del territorio e che viene apprezzato per la sua qualità e originalità.

    La storia del sapone napoletano è un viaggio affascinante nel tempo, tra letteratura, artigianato e tradizioni popolari. Un prodotto che, ancora oggi, rappresenta un simbolo dell’identità napoletana e che merita di essere conosciuto e valorizzato.

    Hai mai provato il sapone napoletano? Conosci altre storie e curiosità legate a questo prodotto? Condividi la tua esperienza nei commenti!

    Fonte: Angelo Forgione: Napoli svelata, Miguel de Cervantes: Don Chisciotte

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    Il sapone Nato a Napoli! Una storia incredibile Hai mai pensato che il sapone potesse raccontare una storia? Quello di Napoli lo fa! ✨ Guarda il video e scopri la sua leggenda (e il perché i napoletani sono chiamati “mangia sapone”)! E non dimenticare di lasciare un like e seguirci per altre storie incredibili! Il sapone di Napoli è molto più di un prodotto per l’igiene. È un simbolo di storia, cultura e tradizioni! Scoprilo nel nostro video! E se ti piacciono le storie curiose, lascia un like, segui il nostro canale e condividi il video con i tuoi amici! Sai perché Cervantes parlava del sapone di Napoli? La risposta ti sorprenderà! Guarda il video, lascia un like, segui il canale e condividi questa storia incredibile con i tuoi amici! sapone napoli #storia curiosità tradizioni madeinitaly tiktokitalia #Cultura #Pizza #Sud #Storia @lostoricoterrone

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