Vai al contenuto

Sfaccimma e Sfaccimmo: le parole napoletane che nessuno usa nel modo giusto

Sfaccimmo e Sfaccimma: Origine del significato

La lingua napoletana rivela due termini antichissimi con origini sorprendenti: uno dal greco, l’altro dal latino. La storia nascosta dietro le espressioni che tutti usano ma pochi conoscono davvero.

Chi pensa che “sfaccimma” sia il femminile di “sfaccimmo” commette un errore che si tramanda da generazioni. Questi due termini napoletani, usati quotidianamente, hanno origini etimologiche completamente diverse che rivelano la ricchezza della cultura partenopea.

Lo “sfaccimmo” descrive letteralmente una persona “senza faccia”. La ‘S’ iniziale in napoletano serve proprio a negare, come a “togliere la faccia”, mentre il suffisso “immo” aggiunge una sfumatura dispregiativa. Un termine che può oscillare tra il “senza vergogna” e il “furbacchione”, a seconda del contesto.

“Sfaccimma”, invece, ha radici ben più antiche: deriva dal latino “spargere” o dal greco “speiro”, riferiti al concetto di “seme sparso”. Un’origine tanto peculiare che ha portato a un uso esclusivamente maschile del termine, tanto che alla donna si può rivolgere, al massimo, il vezzeggiativo “sfaccimmella”.

L’espressione “Che sfaccimma!”, entrata nel linguaggio comune con il significato di “che diamine!”, dimostra come questi termini antichi continuino a colorare il parlato quotidiano dei napoletani.

Sfaccimmo e Sfaccimma: Origine del significato

Antonio Esposito

Antonio Esposito

Linguista e giornalista, è un profondo conoscitore della lingua napoletana e delle sue origini. Scrive articoli di approfondimento sulle parole, i modi di dire e le espressioni più caratteristiche del dialetto napoletano, evidenziandone le radici storiche e il loro uso nella cultura popolare. Da anni si occupa di preservare il patrimonio linguistico partenopeo attraverso pubblicazioni e conferenze.